Pubblicato in: Poesie

E piovo

E piovo
su questa terra arida ed agrodolce
Io che ho visto, io che so
perché ho rasentato l’infinito
a ridosso del mare
che ruminava
e cercava di inghiottirmi
ruttando canti e pianti.
Ma pur crollando e poi strisciando
non mi son lasciata deglutire
dalla sua bellezza atroce
che pur ho avuto la sfrontata curiosità di sfiorare
Io che resto una diversa
e posso inzuppare il dito nel cielo
e portarne la schiuma alle labbra carnose e ceree
Io che mi mischio al buio, colo sul ricordo e m’imbriglio fra le fronde
di quest’albero un po’ malato
Io che non bevo assenzio ma inalo silenzio
Io che non so desiderare
Io che, ovunque vada, inseguo la Vita
e annego negli occhi
Io che giro senza tempo in tasca
la borraccia secca e la casacca flaccida
col volto sporco di verità
e con un pezzo di vetro che sul naso brilla
e su cui la realtà si schianta, si frange:
stille che inumidiscono la voce
Io che errabondo nei meandri delle anime allacciate in vita
e in mano serro solo poesie stracce
Io che sminuzzo e mangio carta e con le parole impugno il destino
e lo infilzo
e poi lentamente trafiggo
Io che mi disegno in venti racconti
Io che nel cielo sguazzo senza pudore
e conservo bambini nel petto
mentre scendono dal letto
e si aggrappano a palloncini scarlatti
Io che ormai ho perdonato il diavolo
che in fondo non è che un angelo un po’ più umano

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Delirio

Sgraziata schiacciata muore quell’anima virale e violenta, l’anima sgozzata, succhia smagliata il sangue dolce degli dei contorti sebben concreti, l’anima moritura nell’ombra dell’ ambra, sghignazza terrifica virtuosa e virulenta nei campi d’erba barbosi grassi lesi e lisi lacerati e sospesi

le anime sconvolte che  tremano e s’innalzano, sepolte e desolate incolte e disgregate, anime dannate

l’angelo dopo il cielo socchiuso di notte stringe medaglie